Antonio La Cava, 42 anni
prestati all’insegnamento nella scuola pubblica, come maestro alle elementari
prima e come promotore originale della lettura per i bambini, dopo. Siamo a
Ferrandina, un paese in provincia di Matera, dove grazie alla felice intuizione
del maestro, da ben 17 anni, tutti i bambini, soprattutto quelli “ai margini”,
hanno la possibilità di avere tra le mani un libro: ci ha pensato lui!
Ideatore di una biblioteca
itinerante “a due ruote”, Antonio La Cava, inizialmente girava per il paese di
Ferrandina e poi i piccoli comuni limitrofi, Craco e Salandra, con un
appuntamento fisso, il sabato e la domenica,
per raggiungere la fermata “Bibliomotocarro”. Annunciato dalla musica
popolare, questo maestro di gioia, arrivava a bordo di un Ape 50 per donare
meraviglia e invogliare alla lettura i bambini attraverso il gioco. Lo incontro
per parlare di questo viaggio che attraversa le tappe di un’evoluzione storica
dell’oggetto libro e dell’approccio alla lettura, passaggio, in cui è
preponderante la visione tecnologica dello stesso mezzo di trasmissione dei
contenuti culturali. Un incontro interessante che mi ha portato indietro nel
tempo e lasciato atmosfere magiche e poetiche, catapultandomi nello stesso
spazio-tempo in cui si delineava il passaggio dalla Radio alla TV. E come per
la radio è stato rassicurante per me scoprire che il libro “non morirà” mai, finchè
esisteranno persone di passione e impegno che, come il nostro maestro Antonio
La Cava, si reinventano costruttori di contesti “normalmente”surreali, interpretando
il senso del moderno in chiave contemporanea.
· - Maestro La Cava come comincia questo viaggio e
quanto della sua stravagante iniziativa è dovuto alla sua professione di
maestro? -
“Ho insegnato a scuola per
ben 42 anni, sono in pensione da sei anni, sempre a Ferrandina, fondamentalmente,
poi a Craco, Salandra montagnola per un
breve periodo e ad Altamura(Ba) per scambio di sede con mia moglie, maestra come me.
Il bibliomotocarro è nato
mentre stavo a scuola, era il ’99 e si cominciava a porre un problema:
l’affievolimento del rapporto tra il mondo della lettura e i bambini, si
cominciava a parlare dell’introduzione di altri mezzi tecnologici, il pc, il
tablet…Ebbi questa felice intuizione, il cui valore aggiunto credo risieda nel fatto
che io sia un maestro, è per questo che acquista maggiore credibilità e una
forza in più. Ho sempre creduto all’idea della scuola viggiante, si apprende
fuori le mura, l’uso didattico del territorio è sempre stata una delle mie
prerogative, unite al fatto che la passione per la lettura, il fascino del
rapporto con l’oggetto libro non si possa trasmettere a scuola come un
imperativo. Come dice lo scrittore Pennac: “Il verbo leggere non ammette
imperativo”, ecco sono stato sempre di quest’idea: la lettura va stimolata
attraverso un approccio diverso, come se fosse un gioco e, dopo la scuola, il
bambino dove dovrebbe trovare altri modelli che possano suscitarla? A
casa…Eppure non sempre è così. Ecco perché da primo viaggio in Ape 50 oggi il
mezzo che adotto è un ApeCar a forma di casa, la biblioteca richiama richiama
nella sua formula anche la forma visivo-concettuale…Sapeste come i bambini
restano incantati all’interno della casetta itinerante, dove trovano il luogo
in cui poter leggere anche in modo moderno…
· - Dalle
“due ruote” lei è passato all’ApeCar, e intanto dal ’99 ad oggi la tecnologia è
entrata a far parte del nostro quotidiano, con una velocità inaspettata: lei
invece continua a scegliere la lentezza per essere moderno?-
“Sono 17 anni che “allevo
futuri lettori” e questo strumento ha oggi un grande merito: quello di sapersi innovare rimanendo se
stesso. Gli elementi distintivi rimangono sempre gli stessi: l’umiltà del mezzo, la semplicità della
proposta e la lentezza. Viaggio ad una velocità di velocità media 35 - 40 km
orari. Eppure non è più solo biblioteca itinerante, ma si è trasformato in un
laboratorio creativo, in un cinema itinerante. Prima arrivavo nelle piazzette
ad una certa ora, indicata sulla fermata del bibliomotocarro e ad accogliermi
c’erano bambini cui davo in prestito i libri e un libro bianco che, a sua volta
a distanza di una settimana quando ripassavo a ritirare i libri e a fare nuova
consegna, si era trasformato a sua volta in uno spazio espressivo di
creatività. Oggi invece la forma è quella di una casetta che arriva, il
richiamo alla lettura è dato anche dall’immagine scelta, la lettura non deve
essere costrittiva, ma costruttiva e così anche il passaggio alle nuove
tecnologie deve essere “filtrato” da quest’ottica: vedete, bambini, potete
usare il tablet, il pc, ma come mezzo indispensabile per tradurre i libri che
leggete in un altro linguaggio, quello visivo. Con questo passaggio si ritorna
al libro, per questo credo che l’oggetto sia insostituibile anche in questa
idea postmoderna in cui l’aggettivo moderno resta aggettivo e non modernità, se
evitiamo questo sbandamento linguistico e associamo l’umanesimo a questa parola
anche il lento peregrinare in Basilicata acquisisce un valore diverso".
· - Quest’avventura
speciale nel mondo della lettura proposta secondo questo magico approccio oggi
viaggia anche oltre il confine della Basilicata: quale Regione è risultata più
ricettiva? -
“Oltre alla Lucania, di cui
ci tengo a dire il bibliomotocarro è il simbolo e lo dico anche quando sono
fuori, la prima Regione in termini di ricettività è la Puglia, per quanto anche
le altre Regioni del Sud come e se possono si attivano per ospitare il
Bibliomotocarro…Il problema è che il patrocinio dell’iniziativa è sempre
gratuito, spesso non hanno neanche il rimborso spese di benzina. Eppure quello
che sto facendo per me è promozione alla lettura, e le scuole non hanno i
soldi, le istituzioni neanche, dico anche le case editrici potrebbero essere
più attente e donare al bibliomotocarro, ne avrebbero il proprio ritorno…Del
resto, dico sempre, e semplicemente, cosa sto facendo: io “allevo futuri lettori”…no?! Sono stato
anche a Salerno attraversando le strade provinciali, perché mi piace mostrarlo,
anche quando la gente lo incontra, si crea il dibattito. Oggi abbiamo capito
tutti che non si può fare a meno del libro: leggere è una cosa gioiosa”.
· - Dove ha preso il primo libro che ha
letto e come sceglie i libri per i bambini? -
“Il primo libro che ho
letto, l’ho preso da un camion, era un bibliobus che svolgeva servizio per il
provveditorato agli studi per provincia di Matera e Potenza, e quest’immagine è
rimasta nella mente di questo ragazzino di 15 anni: portare il libro nei posti
in cui c’è bisogno. I miei genitori erano contadini, vivevo in una casa con una
sola lampadina: quando mia madre spegneva la luce, accendevo la candela e questa
candela ha illuminato la mia passione per la lettura. Il Bibliomotocarro
oggi svolge servizio nelle scuole della provincia e della regione, con attività
annuali calendarizzate e poi in iniziative speciali, a volte magari sono anche
contesti non proprio strutturati, sono sagre, ma anche lì vado lo stesso perché
i libro deve arrivare fino “ai margini”, non lasciamo nessun bambino senza un
libro tra le mani”.
Mi congedo dalla sua
delicatissima voce con la voglia di incontrarlo presto e affidare i libri alle
sue mani!
Nadia
Lisanti
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