martedì 26 luglio 2016

Ritratti. Antonio La Cava, maestro lucano in pensione: sono 17 anni che“allevo futuri lettori” grazie al Bibliomotocarro.







Antonio La Cava, 42 anni prestati all’insegnamento nella scuola pubblica, come maestro alle elementari prima e come promotore originale della lettura per i bambini, dopo. Siamo a Ferrandina, un paese in provincia di Matera, dove grazie alla felice intuizione del maestro, da ben 17 anni, tutti i bambini, soprattutto quelli “ai margini”, hanno la possibilità di avere tra le mani un libro: ci ha pensato lui!
Ideatore di una biblioteca itinerante “a due ruote”, Antonio La Cava, inizialmente girava per il paese di Ferrandina e poi i piccoli comuni limitrofi, Craco e Salandra, con un appuntamento fisso, il sabato e la domenica,  per raggiungere la fermata “Bibliomotocarro”. Annunciato dalla musica popolare, questo maestro di gioia, arrivava a bordo di un Ape 50 per donare meraviglia e invogliare alla lettura i bambini attraverso il gioco. Lo incontro per parlare di questo viaggio che attraversa le tappe di un’evoluzione storica dell’oggetto libro e dell’approccio alla lettura, passaggio, in cui è preponderante la visione tecnologica dello stesso mezzo di trasmissione dei contenuti culturali. Un incontro interessante che mi ha portato indietro nel tempo e lasciato atmosfere magiche e poetiche, catapultandomi nello stesso spazio-tempo in cui si delineava il passaggio dalla Radio alla TV. E come per la radio è stato rassicurante per me scoprire che il libro “non morirà” mai, finchè esisteranno persone di passione e impegno che, come il nostro maestro Antonio La Cava, si reinventano costruttori di contesti “normalmente”surreali, interpretando il senso del moderno in chiave contemporanea.

·        - Maestro La Cava come comincia questo viaggio e quanto della sua stravagante iniziativa è dovuto alla sua professione di maestro? -


“Ho insegnato a scuola per ben 42 anni, sono in pensione da sei anni, sempre a Ferrandina, fondamentalmente, poi a Craco,  Salandra montagnola per un breve periodo e ad Altamura(Ba) per scambio di sede con mia moglie,  maestra come me.
Il bibliomotocarro è nato mentre stavo a scuola, era il ’99 e si cominciava a porre un problema: l’affievolimento del rapporto tra il mondo della lettura e i bambini, si cominciava a parlare dell’introduzione di altri mezzi tecnologici, il pc, il tablet…Ebbi questa felice intuizione, il cui valore aggiunto credo risieda nel fatto che io sia un maestro, è per questo che acquista maggiore credibilità e una forza in più. Ho sempre creduto all’idea della scuola viggiante, si apprende fuori le mura, l’uso didattico del territorio è sempre stata una delle mie prerogative, unite al fatto che la passione per la lettura, il fascino del rapporto con l’oggetto libro non si possa trasmettere a scuola come un imperativo. Come dice lo scrittore Pennac: “Il verbo leggere non ammette imperativo”, ecco sono stato sempre di quest’idea: la lettura va stimolata attraverso un approccio diverso, come se fosse un gioco e, dopo la scuola, il bambino dove dovrebbe trovare altri modelli che possano suscitarla? A casa…Eppure non sempre è così. Ecco perché da primo viaggio in Ape 50 oggi il mezzo che adotto è un ApeCar a forma di casa, la biblioteca richiama richiama nella sua formula anche la forma visivo-concettuale…Sapeste come i bambini restano incantati all’interno della casetta itinerante, dove trovano il luogo in cui poter leggere anche in modo moderno…

·     - Dalle “due ruote” lei è passato all’ApeCar, e intanto dal ’99 ad oggi la tecnologia è entrata a far parte del nostro quotidiano, con una velocità inaspettata: lei invece continua a scegliere la lentezza per essere moderno?- 

“Sono 17 anni che “allevo futuri lettori” e questo strumento ha oggi un grande merito:  quello di sapersi innovare rimanendo se stesso. Gli elementi distintivi rimangono sempre gli stessi:  l’umiltà del mezzo, la semplicità della proposta e la lentezza. Viaggio ad una velocità di velocità media 35 - 40 km orari. Eppure non è più solo biblioteca itinerante, ma si è trasformato in un laboratorio creativo, in un cinema itinerante. Prima arrivavo nelle piazzette ad una certa ora, indicata sulla fermata del bibliomotocarro e ad accogliermi c’erano bambini cui davo in prestito i libri e un libro bianco che, a sua volta a distanza di una settimana quando ripassavo a ritirare i libri e a fare nuova consegna, si era trasformato a sua volta in uno spazio espressivo di creatività. Oggi invece la forma è quella di una casetta che arriva, il richiamo alla lettura è dato anche dall’immagine scelta, la lettura non deve essere costrittiva, ma costruttiva e così anche il passaggio alle nuove tecnologie deve essere “filtrato” da quest’ottica: vedete, bambini, potete usare il tablet, il pc, ma come mezzo indispensabile per tradurre i libri che leggete in un altro linguaggio, quello visivo. Con questo passaggio si ritorna al libro, per questo credo che l’oggetto sia insostituibile anche in questa idea postmoderna in cui l’aggettivo moderno resta aggettivo e non modernità, se evitiamo questo sbandamento linguistico e associamo l’umanesimo a questa parola anche il lento peregrinare in Basilicata acquisisce un valore diverso".

·     - Quest’avventura speciale nel mondo della lettura proposta secondo questo magico approccio oggi viaggia anche oltre il confine della Basilicata: quale Regione è risultata più ricettiva? - 

“Oltre alla Lucania, di cui ci tengo a dire il bibliomotocarro è il simbolo e lo dico anche quando sono fuori, la prima Regione in termini di ricettività è la Puglia, per quanto anche le altre Regioni del Sud come e se possono si attivano per ospitare il Bibliomotocarro…Il problema è che il patrocinio dell’iniziativa è sempre gratuito, spesso non hanno neanche il rimborso spese di benzina. Eppure quello che sto facendo per me è promozione alla lettura, e le scuole non hanno i soldi, le istituzioni neanche, dico anche le case editrici potrebbero essere più attente e donare al bibliomotocarro, ne avrebbero il proprio ritorno…Del resto, dico sempre, e semplicemente, cosa sto facendo:  io “allevo futuri lettori”…no?! Sono stato anche a Salerno attraversando le strade provinciali, perché mi piace mostrarlo, anche quando la gente lo incontra, si crea il dibattito. Oggi abbiamo capito tutti che non si può fare a meno del libro: leggere è una cosa gioiosa”.


·         - Dove ha preso il primo libro che ha letto e come sceglie i libri per i bambini? -

“Il primo libro che ho letto, l’ho preso da un camion, era un bibliobus che svolgeva servizio per il provveditorato agli studi per provincia di Matera e Potenza, e quest’immagine è rimasta nella mente di questo ragazzino di 15 anni: portare il libro nei posti in cui c’è bisogno. I miei genitori erano contadini, vivevo in una casa con una sola lampadina: quando mia madre spegneva la luce, accendevo la candela e questa candela ha illuminato la mia passione per la lettura. Il Bibliomotocarro oggi svolge servizio nelle scuole della provincia e della regione, con attività annuali calendarizzate e poi in iniziative speciali, a volte magari sono anche contesti non proprio strutturati, sono sagre, ma anche lì vado lo stesso perché i libro deve arrivare fino “ai margini”, non lasciamo nessun bambino senza un libro tra le mani”.
Mi congedo dalla sua delicatissima voce con la voglia di incontrarlo presto e affidare i libri alle sue mani!


Nadia Lisanti






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